Adattamento musicale, che cos’è?
Quando parliamo di adattamento musicale o, se vogliamo, di traduzione ritmica, camminiamo su una linea sottile tra creatività e regole formali da rispettare. Scopriamo di cosa si tratta.
È un aspetto forse dimenticato dai più, che in molti chiamano in modo colloquiale, ma erroneo “doppiaggio” (se si tratta di canzoni presenti nei film) o “traduzione” (in un contesto più generale), ma quando vogliamo trasportare una canzone da una lingua ad un’altra stiamo parlando di adattamento musicale o se vogliamo traduzione ritmica.
E questo processo, sebbene connotato da una forte creatività e senso artistico, ha delle regole ben precise, che non si possono improvvisare e che non si dovrebbero ignorare.
Adattatori (nel senso generale del termine) non ci si improvvisa; si devono studiare vari aspetti e tutti i meccanismi relativi all’ambito in cui si vuole operare.
Per quanto riguarda le traduzioni ritmiche i fattori fondamentali sono:
Rispetto del senso generale del testo originale della canzone;
Attenzione alla metrica di ogni verso;
Considerazione per le rime;
Riguardo per il lessico e il registro (il contesto nel quale la canzone è inserita).
Ovviamente non tutti gli adattamenti musicali hanno lo stesso scopo e la stessa funzione. Possiamo avere, ad esempio, dei liberi adattamenti; cioè canzoni tradotte molto liberamente, in cui non si ha l’intento di riportare il significato del testo originale, ma solo di creare un nuovo testo su una melodia esistente. Questo è il caso di molte canzoni degli anni ’50 o ’60, che venivano prese dall’inglese e riproposte ad un pubblico italiano (che spesso non conosceva la lingua), come per esempio “Pregherò”, cantata da Adriano Celentano, sulla base di “Stand by me” di Ben E. King . Possiamo concordare che i due testi non rimandino proprio alla stessa tematica.
Oggi questo tipo di adattamento non è più molto in voga, forse anche perché il pubblico italiano ha più dimestichezza con l’inglese e non permetterebbe degli stravolgimenti così radicali, quindi questa pratica di tradurre canzoni “pop” è, se non morta, moribonda.
Canzoni che invece si continuano a adattare sono quelle dei film (soprattutto pensati anche per un pubblico di bambini – Disney?) e quelle dei musical che vengono messi in scena in Italia.
Ed è su questo aspetto che oggi vorrei focalizzarmi maggiormente, andando ad analizzare i 4 fattori formali da tenere in considerazione durante un adattamento, e che abbiamo elencato in precedenza.
1. Rispetto del senso generale de testo originale della canzone
Ovviamente, prima di cimentarsi in un adattamento in musica bisogna capire ciò che stiamo andando ad adattare per capire come dargli, in italiano, lo stesso senso che ha in originale. Per meglio comprendere, soprattutto se non siamo ferratissimi con la lingua di partenza, il primo step è una traduzione letterale del pezzo. Oltre questo primo passo è poi necessario capire bene se vengono usate espressioni particolari, doppi sensi e modi di dire, in modo da poterli riportare quanto più possibile nella versione a cui stiamo lavorando e non far perdere all’ascoltatore finale il senso e le dinamiche che un ascoltatore del testo originale percepisce.
2. Attenzione alla metrica di ogni verso
Punto dolente di molti adattamenti moderni (specialmente Disney – che non vi preoccupate, analizzeremo per bene nei prossimi numeri), il rispetto della metrica è, secondo me, un aspetto davvero fondamentale.
Ma intanto cerchiamo di capire cosa si intende con metrica. Con questo termine ci si riferisce ad ogni emissione di fiato che si emette cantando una canzone. Per semplificare, si potrebbe dire che ogni sillaba corrisponde ad una nota; dove per ogni sillaba intendiamo l’emissione di fiato e non la divisione nel senso grammaticale.
Per fare un esempio pratico prendiamo la canzone Colors of the wind (I colori del vento in italiano) tratta dal film Pocahontas del 1995:
Il primo verso del ritornello in inglese recita: “Have you ever heard the wolf cry to the blue corn moon?” (trad. letterale: Hai mai sentito il lupo ululare alla luna di granturco blu1?), che in italiano è stato adattato con “Hai sentito il lupo che ulula alla luna blu?”. Ora, in originale abbiamo 13 sillabe, in italiano, se le contiamo grammaticalmente avremo 16 sillabe, ma musicalmente (cioè ogni volta che emettiamo un fiato – cioè apriamo la bocca per emettere il suono corrispondente alla nota) abbiamo esattamente 13 sillabe, proprio come nella versione inglese! Obiettivo raggiunto!
Se vogliamo che la canzone abbia la stessa struttura e sia “cantabile” è bene rispettare questa regola basilare, anche per non stravolgere la melodia e il piacere che ne ricaviamo dall’ascolto. Capisco che a volte sia difficile rispettare rigorosamente la metrica di un testo, specialmente se il testo di partenza è in inglese, lingua più sintetica, con parole spesso tronche, in netta opposizione con la prolissità dell’italiano; ma credo sia importante e professionale cercare di mantenere, se non pedissequamente, quasi (xD), lo schema scelto dagli autori originali, dopotutto la canzone è la loro!
3. Considerazione per le rime
Quest’aspetto si ricollega ai parametri formali di un testo musicale che insieme alla metrica è fondamentale per far sì che il testo d’arrivo (il nostro adattamento) risulti quanto più possibile assonante a quello di partenza. Non rispettando le rime e/o le assonanze di una canzone (soprattutto se conosciamo il brano l’originale, ma anche se ci è inedito) perdiamo la musicalità di un brano che risulterà essere “slegato” e poco coeso. Dopotutto se l’autore ha deciso di inserire quelle rime, in quei punti precisi del testo un motivo ci sarà; ed è vero che l’adattatore poi diverrà esso stesso un autore, ma ha sempre e comunque meno libertà di manovra, perché deve riportare un testo che già esiste.
4. Riguardo per il lessico e il registro (il contesto nel quale la canzone è inserita)
Come quando parliamo di un dialogo in una serie tv, anche con le canzoni si raccontano delle storie, e quelle storie hanno sicuramente un contesto ben preciso e sono inserite in una narrazione che dobbiamo rispettare!
Se sto adattando una canzone in un film ambientato nell’800, difficilmente potrò usare le parole “okay” o “coding” così come non posso far interagire due ladri analfabeti con espressioni del tipo “esimio signore”. Sarebbe fuori luogo. Sa va sans dire.
Ovviamente questi sono parametri tecnici e formali che ogni adattatore dovrà tenere in mente durante il suo lavoro, ma altrettanto fondamentale è la parte artistica e la creatività individuale. Se il testo originale è unico, i possibili adattamenti musicali sono pressoché infiniti perché ogni traduttore ha un suo modo di vedere le cose, di sentire le emozioni e di comunicarle agli atri, che è solo e irripetibile.
Ora che abbiamo visto quali sono le regole fondamentali, potremo passare, nel prossimo numero, ad analizzare alcuni testi già adattati, in modo da vedere cosa esce fuori quando ci si attiene a queste linee guida e quando invece le si ignora.
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Non vi preoccupate se l’espressione “la luna di granturco blu” vi sembra strana; l'espressione "luna di granturco blu" non ha alcun significato reale nel folklore dei nativi americani. È stata inventata dal paroliere Stephen Schwartz perché gli piaceva il suono, ispirandosi a una poesia d'amore dei nativi americani che recitava "Verrò da te nella luna di granturco verde".
Complimenti Claudia, hai scritto un ottimo articolo.